« Je pense que les peuples ont pris conscience du fait qu’ils avaient des intérêts communs et qu’il y avait des intérêts planétaires qui sont liés à l’existence de la terre, des intérêts que l’on pourrait appeler cosmologiques, dans la mesure où ils concernent le monde dans son ensemble ».
Pierre Bourdieu (1992)


vendredi 5 février 2010

Pierre Bourdieu, Il dominio maschile



Pierre Bourdieu
Il dominio maschile
Traduzione: Alessandro Serra
Collana: Universale Economica Saggi
Editore Feltrinelli
2009


In breve
Il saggio a partirte da uno studio antropologico sulla società cabila, L'autore smonta i meccanismi del potere maschile dove i dominanti si trasmettono i loro privilegi per generazioni.
Il libro
L'ordine delle cose non è un ordine naturale contro il quale non si possa far nulla. È piuttosto una costruzione mentale, una visione del mondo con la quale l'uomo appaga la sua sete di dominio. Una visione talmente esclusiva che le stesse donne, che ne sono le vittime, l'hanno integrata nel proprio modo di pensare e nell'accettazione inconscia di inferiorità. Solo l'antropologo può restituire al principio di visione e divisione che fonda la differenza tra maschile e femminile il suo carattere arbitrario, contingente, ma anche, contemporaneamente, la sua necessità socio-logica. Bourdieu prende spunto dalle strutture androcentriche dei cabili in Algeria per dimostrare la continuità della visione fallocratica del mondo nell'inconscio di uomini e donne. Degli uomini, senza dubbio, e delle donne che, secondo il sociologo francese, partecipano passivamente al dominio maschile. La ricerca della femminilità è infatti, da parte delle donne, come un riconoscimento del proprio stato di sottomissione, che avvalora la visione androcentrica. Che sguardo rivolgono le donne ai loro dominatori o presunti tali? Per meglio accostarsi alla sensibilità femminile, Bourdieu riprende alcuni brani di Al faro di Virginia Woolf, quando la signora Ramsay osserva in silenzio suo marito - un uomo che non sopporta di essere contraddetto - e lo giudica con un'ironia dolce-amara, con compassione e condiscendenza per i suoi giochi di potere. Per concludere che: "L'uomo è un bambino che gioca a fare l'uomo".
Ne risulta una denuncia, tanto più efficace politicamente in quanto scientificamente fondata, dei molti paradossi che il rapporto tra i generi - quale oggi è vissuto e pensato - finisce per alimentare, oltre a un invito, non privo di risvolti polemici, a riconsiderare, accanto all'unità domestica, l'azione di quelle istanze superiori - la chiesa, la scuola, lo stato - responsabili del perpetuarsi di rapporti di forza squilibrati tra i sessi e in ultima analisi del dominio maschile.

Pierre Bourdieu (1930-2002), filosofo di formazione e sociologo d’elezione, è internazionalmente riconosciuto come uno dei massimi intellettuali contemporanei. Nato nel Sud della Francia, Bourdieu, normalista in filosofia, studia con Louis Althusser. Il suo primo incarico lo ha come insegnante in un liceo di provincia, a Moulins. Nel 1958 la svolta: accetta coraggiosamente un posto di lettore ad Algeri. Sono anni cruciali nei rapporti tra Francia e Algeria. Bourdieu vive lo scontro tra la popolazione algerina e il colonialismo francese attraverso la sua prima ricerca sul campo, dedicato alle strutture economiche e sociali delle popolazioni indigene dei Cabili, un popolo berbero. Rientrato in Francia, insegna all’Università di Parigi dal 1960 al 1964, quando viene chiamato alle Ecoles des Hautes Etudes in Sciences Sociales, dove lavora con Raymod Aron e fonda il Centro di sociologia dell’educazione e della cultura. Nel 1981 entra al Collège de France. La sua attività di ricerca, enorme per vastità di interessi, lucidità di osservazione, innovazione dell’analisi teorica e capacità di costruire una scuola e formare allievi, non può essere separata dall’impegno politico. Bourdieu ha rivestito un ruolo di riferimento fondamentale per la sinistra francese, schierandosi apertamente contro tutte le degenerazioni culturali, dagli accademismi al “fast food culturale” della moderna società dei consumi. Per statura intellettuale, è paragonato a Foucault, Barthes e Lacan.

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